A chi non è mai capitato di essere lasciato in un rapporto? Quanti di noi si sono ritrovati un giorno seduti al tavolino di un bar a guardare una persona negli occhi, amandone ogni linea del viso e sentendosi dire che no, che invece l’altra persona non ci amava più e se ne stava andando via? In quei momenti tutto rimane impresso, dalle parole che ci vengono rivolte ai dettagli che circondano, al vento che soffia e copre i suoi occhi bassi mentre parla, al rumore della città.
Accade a tutti di veder finire un amore, anche a chi poi tornato a casa o magari dopo qualche tempo, ripensandoci, scrive una canzone su quei ricordi. Così anche Francesco de Gregori nella sua Rimmel e Claudio Baglioni in Solo.
De Gregori in Rimmel scrive:
Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi
e per caso avevi ancora quella foto
in cui tu sorridevi e non guardavi.
Ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia
e sulla tua persona e quando io,
senza capire, ho detto “sì”.
Hai detto “E’ tutto quel che hai di me”.
È tutto quel che ho di te.
Il protagonista è innamorato, la guarda mentre lei gli chiede se lui conserva ancora una certa foto, e per fargli capire a quale si riferisce la descrive: quella in cui lei sorride e non guarda l’obiettivo. Una foto scattata probabilmente in un momento felice, dove però lei non guarda lui che sta scattando, è già rivolta altrove, forse a presagire un allontanamento. Lui ricorda tutto di quel momento, il vento (si capisce che è inverno perché lei indossa un collo di pelliccia) e sembra quasi vedere il pelo morbido che si muove attorno al viso di lei, incorniciandolo, e sottolineando la figura. E lui, risponde che sì, quella foto ce l’ha ancora. E dice “senza capire”: capire che la domanda di lei non è un tentativo di riconciliazione, un voler ricordare insieme un momento passato di gioia che può ancora unirli. No. Lei bruscamente lo risveglia e gli dice che quella foto che ha è in realtà tutto quello che gli rimane di lei. Una donna amatissima e crudele, che sembra quasi trarre piacere dal volerlo illudere e poi infrangere ogni speranza, e lui riconosce che sì, i ricordi, le fotografie del passato sono tutto quello che gli rimangono di lei.
Una curiosità sul testo: pare che in realtà il verso “Ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona” abbia effettivamente una base autobiografica. Infatti sembra che nel giorno in cui De Gregori conobbe Patrizia, la ragazza che gli ispirò il testo di Rimmel, questa ne indossasse uno, e che questo le venne strappato dal collo da due balordi. Il tentativo di furto venne sventato proprio dall’intervento di De Gregori. Si trattava di una giornata di vento.
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