Come già in Rimmel di Francesco de Gregori del 1975, anche il successivo brano di Claudio Baglioni, Solo del 1977 racconta di un amore finito e di un ricordo particolare legato al momento dell’addio: il saluto finale che si svolge per strada, in mezzo al traffico, in una ventosa giornata di inverno.
Baglioni in Solo scrive:
“Lascia che sia tutto così”
e il vento volava sul tuo foulard…
Avevi già preso con te
le mani, le sere, la tua allegria
“non tagliare i tuoi capelli mai,
mangia un po’ di più che sei tutt’ossa”
e sul tavolo fra il the e lo scontrino
ingoiavo pure questo addio…
“Lascia che sia tutto così”
e il cielo sbiadiva dietro le gru
“no non cambiare mai e abbi cura di te:
della tua vita, del mondo che troverai…
cerca di non metterti nei guai
e abbottonati il paltò per bene”
e fra i clacson delle auto e le campane
ripetevo: “non ce l’ho con te”
“e non darti pena, sai, per me”
mentre il fiato si faceva fumo…
mi sembrava di crollare piano piano
e tu piano piano andavi via
(…)
e se adesso suono le canzoni
le stesse che tu amavi tanto
lei si siede accanto a me sorride e pensa
che le abbia dedicate a lei
e non sa di quando ti dicevo:
“mangia un po’ di più che sei
tutt’ossa”, non sa
delle nostre fantasie del primo giorno
e di come te ne andasti via…
I protagonisti sono seduti al tavolino di un bar, davanti ad una tazza di the, preso per scaldarsi dal freddo dell’inverno (“mentre il fiato si faceva fumo”). Un incontro che è un congedo. Lei se ne sta andando, lui la guarda, sembra accarezzarla con gli occhi: osserva il vento passare sul suo foulard (e di nuovo, anche qui come in Rimmel, l’attenzione si ferma si qualcosa che le cinge il collo, e che muovendosi incornicia il viso). Non potendola trattenere accanto a sé, si preoccupa per lei: che mangi un po’ di più, visto che tutt’ossa, che si abbottoni il paltò (un tipo di cappotto invernale, simile ad un soprabito), che non si preoccupi per lui (“e non darti pena, sai, per me”). Lui si sente morire, gli sembra di crollare piano piano mentre vede il cielo sbiadire dietro alle gru – probabilmente di un cantiere lì vicino – e sente il suono dei clacson e delle campane, ma quello a cui pensa è rassicurarla ripetendole “non ce l’ho con te”. Forse lei si sta scusando con lui, per non aver saputo conservare le loro “fantasie del primo giorno” a cui lui ripensa quando, in seguito, ricordando quel giorno e suonando le canzoni che le aveva dedicato e che lei amava tanto per una nuova donna che gli siede accanto, lui ripensa a colei che se ne è andata e a quel momento rimasto così impresso.
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Bellissimo! Secondo me ai margini di questa storia c'e' una donna libera che sente di non voler essere schiava delle sue passioni. In linea di massima molti uomini giustificano i loro primi amori accampando la scusa dell'attrazione fisica che li avrebbe mandati in confusione.
Cara Rossella, no: non c'è una donna che cerca di sottrarsi ad un maschio cinico e innamorato solo delle proprie passioni. C'è una coppia che si vuole bene, c'è una dolcezza straordinaria nel rispettare l'uno le intenzioni dell'altra. Lo scorgo in quel “Lascia che sia tutto così” , incipit e poi verso ribadito. C'è il rispetto per una decisione, forse di fronte ad un ripensamento: hai deciso, la tua strada è quella, vai. Io piango ma non ce l'ho con te. E dopo tanti anni, potrò ancora cantare le canzoni che ci facevano stare bene, e godere di un ricordo meraviglioso reso possibile proprio dallo struggente addio di quel giorno. Probabilmente anche lei piangeva, anche lei ingoiava quell'addio , che ha saputo essere più forte e più immortale di tanti amori che strappano il respiro. ciao, Gianni
del resto Baglioni ripete il concetto di Gianni "finimmo prima che lui ci finisse"